Respira.
Nella mente riaffiora il ricordo di quando hai dovuto imparare di nuovo a respirare, dopo il primo incidente. Inspira contando fino a tre, fermati, espira contando fino a tre, fermati di nuovo e poi ricomincia.
Ricorda quella sequenza. Ricorda quel dolore nel collo, nel petto e nelle braccia. Quello che hai accettato perché ti faceva sentire ancora vivo.
Continua a ripetere la sequenza. Conta e respira, o morirai.
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Shen riprese conoscenza. Il rosso e il nero delle luci d'emergenza tingevano i muri della stanza. Ancora e ancora. Nessun suono. L'esplosione lo aveva scaraventato contro una paratia con una forza tale da lasciare una rientranza. Il casco di Shen, lo strumento che gli permetteva di vedere e sentire, doveva essere stato danneggiato.
Respira. Orientati.
Ma cos'è successo?
Il quadro degli eventi iniziava lentamente a ricomporsi. Si trovava sul trasporto Quasar Exigent, temporaneamente assegnato a una missione di ricognizione di routine, più avanti rispetto al resto della Titan. Era di ritorno dalla cucina di bordo dopo aver fatto colazione. Passando di fianco a due giovani piloti di TIE nel corridoio li sentì mormorare. Si erano subito zittiti al suo passaggio, per poi riprendere a bisbigliare furiosamente non appena pensarono che fosse ormai troppo lontano per sentirli.
L'ultima cosa che Shen ricordava, dopo questo, era l'allarme degli attacchi missilistici.
All'improvviso quei due giovani piloti erano riversi sul pavimento, senza vita, con il naso e le orecchie sanguinanti. Non c'era da sorprendersi. L'intensità dell'esplosione avrebbe ucciso chiunque.
Ma non Shen. Lui era diverso. L'essere stato ricostruito con estrema precisione così tante volte lo aveva reso più forte. Quasi tutti i piloti di TIE morirono sul colpo al primo impatto. Shen era sopravvissuto. A caro prezzo.
Si tirò su, sentendo che i servomotori cibernetici nel collo stavano ritornando in funzione, e iniziò a scorrere tra i canali del casco. Non provava dolore. Aveva imparato a non sentirlo, nel tempo, ma qualcosa gli stringeva il petto e lo distraeva.
"Sto invecchiando", disse tra sé e sé, ma scherzarci su non gli fu d'aiuto.
Sentì un ronzio e dei suoni disturbati nel casco, poi all'improvviso i suoi sensi ripresero a funzionare. Il suono squillante di un allarme. Travi di metallo cigolanti. Il lento soffio del suo respiro. Tre, trattieni. Tre, trattieni. Stessa sequenza di sempre. Si collegò al canale locale della Squadriglia Titan. Qualcuno inveiva a gran voce e in modo a dir poco creativo.
"... Stupido lecchino di Hutt, grufolante pezzo di... idiota. Forza!"
"Vonreg", disse Shen.
Il rumore di una zuffa. E poi: "Shen? Sei sopravvissuto? No, voglio dire, ma certo che sei sopravvissuto. Cos'è successo?"
"Attacco missilistico."
Vonreg serrò i denti nervosamente. "Quaggiù? Ma questo non doveva essere un sistema sicuro?!"
"Lo so."
"Dobbiamo raggiungere la plancia immediatamente. Non è lontana, ma la porta per l'accesso centrale è bloccata." Poi un rumore sordo. Quello di un grosso stivale che colpisce una porta.
Shen si alzò in piedi e, mentre stava per rispondere, avvertì una scossa nel rivestimento del ponte. I suoi impianti cibernetici trasmisero il tremolio in ogni minimo dettaglio, dandogli un'idea molto chiara di quello che stava per succedere.
"Non c'è tempo", disse. "La nave è spacciata."
"Cosa?"
"È spacciata. Dobbiamo andare."
Vonreg si fidava ciecamente dell'istinto di Shen. "E va bene, ma sembra proprio che abbiamo perso gli hangar di tribordo. I nostri caccia TIE sono andati."
"Un mietitore, allora. Ne ho visto uno nell'hangar di babordo."
Qualcosa emise un suono. "Bene... sembra che il lato sinistro sia ancora intatto. Se solo riuscissi ad aprire questa porta antiblaster..."
"Arrivo", rispose Shen.
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L'interno dell'Exigent era una visione spaventosa: scintille dai condotti, fumo dagli impianti elettrici, le grida d'aiuto dei feriti e le urla degli ufficiali che dettavano ordini. Shen avanzava come si fa negli incubi: correva velocemente, ma aveva la sensazione di non essere mai abbastanza rapido. Si fermò solo il tempo necessario per attivare l'allarme di evacuazione del ponte. Le luci rosse lampeggianti diventarono subito gialle. Lungo il pavimento si accesero le luci di evacuazione, indicando il percorso da seguire per raggiungere i gusci di salvataggio.
Shen le ignorò. Sapeva dove stava andando.
La porta antiblaster per l'accesso centrale sarebbe stata un problema. Una trave era caduta di traverso, schiacciandola e bloccandola. Dall'altro lato, Shen udì qualcuno brontolare per la frustrazione come un nexu in gabbia. "Vonreg?"
"Sono qui!"
Shen appoggiò la spalla alla trave per sentirne il peso e la spostò di lato senza troppi sforzi, anche se questo peggiorò notevolmente la tensione al petto.
"Sblocco manuale?" propose.
"Ho già provato a tirare. Non ha funzionato."
Shen diede un'occhiata alla porta antiblaster e si abbassò, infilando le dita negli appigli sul bordo. "Allora solleviamo. Al mio tre."
"Okay. Uno... Due..."
Al "tre" di Vonreg, Shen sollevò. La porta stridé e il dolore al petto si fece ancora più forte, ma Shen lo ignorò, portandosi sotto di essa per smuoverla verso l'alto con i suoi quasi due metri di muscoli, cibernetica e ostinazione. Una sagoma slanciata con indosso l'uniforme da pilota di TIE scivolò sotto la porta attraverso la fessura. A quel punto Shen la lasciò andare in un tonfo.
"Bel lavoro", disse Havina Vonreg dandosi una rapida spolverata. Non era alta nemmeno la metà di Shen, era compatta come un detonatore termico e aveva una cicatrice sullo scalpo, tra i capelli scuri rasati. Dovremmo... Ma che diavolo?!
Indicò qualcosa con il dito. Shen guardò in basso. Aveva una scheggia di duracciaio lunga otto centimetri conficcata sotto la clavicola. Doveva avergli perforato la corazza nell'esplosione. Questo spiegava la strana sensazione nel petto: era l'ombra del dolore che non riusciva a provare.
"Non preoccuparti", disse. "L'evacuazione ha la priorità."
Vonreg guardò la scheggia nervosamente, ma si limitò a scuotere il capo. "Fai strada."
L'hangar di babordo era ancora intatto ma al suo interno regnava il caos. L'attacco missilistico aveva scaraventato i caccia TIE via dalle strutture di supporto, lasciandone i rottami fumanti sul ponte. Il mietitore TIE, dalla linea sottile e abbastanza grande da trasportare un commando, era di lato, probabilmente sul ponte per la manutenzione. Era stato colpito dall'ala di un TIE in caduta, ma sembrava intatto.
Mentre correvano per raggiungerlo, Shen sentì un'altra scossa attraversare il ponte. Era più forte della prima. Non c'era più tempo per trovare gli altri superstiti.
"Vonreg, fai presto", le disse.
Vonreg si era fermata a prendere un casco dallo scaffale parzialmente crollato. "Eccomi. Com'è la situazione?"
"Catastrofica." Shen raggiunse il mietitore, scollegò i condotti del carburante e abbassò la rampa. Vonreg saltò subito su. Lui la seguì, allacciò le cinture ed eseguì i controlli pre-volo in fretta e furia. Vonreg occupò la posizione del copilota e allacciò a sua volta le cinture. "Fatto."
"Preparati", disse Shen.
Era abituato a compensare la distribuzione asimmetrica del peso del bombardiere TIE. Il mietitore era stato progettato per gli schieramenti rapidi delle truppe. Si alzò in aria in un attimo, liberandosi dall'ala del TIE che lo teneva quasi bloccato, e oltrepassò lo scudo magnetico dell'hangar.
I due si allontanarono a gran velocità per mettersi al riparo, attraversando una nube di detriti che colpiva gli scudi. L'Exigent, che da lontano sembrava una grande punta di lancia grigia, fu ben presto colpito dal fuoco dei missili. Le scintille illuminavano il lato destro della nave. I gusci di salvataggio, o forse altri TIE di evacuazione, sembravano piccoli granelli di sabbia che si allontanavano.
Vonreg si piegò in avanti sul sedile. Teneva i pugni serrati sui braccioli. "Guarda lì."
Shen iniziò a contare silenziosamente.
"E ci avevano detto che Nuvar era un sistema sicuro! Ma cosa fa l'intelligence da Endor invece di lavorare? Gioca a zinbiddle? Quando il Capitano Kerrill lo saprà..."
Toooo-oooom!
Una luce blu e bianca li abbagliò. Vonreg si coprì gli occhi. Shen lasciò che fosse il casco a compensare. Quando la luce svanì, dell'Exigent erano rimasti solo i rottami, che andavano lentamente alla deriva nello spazio. Ormai in fiamme, le sezioni dello scafo si staccavano una dopo l'altra.
"Reattore in sovraccarico", disse Shen.
"C'erano duecento persone a bordo di quel trasporto", rispose Vonreg. Il suo pallido viso si fece rosso di rabbia.
Si mise subito a lavorare al suo terminale. Shen osservava l'Exigent in fiamme, controllando il mietitore con un semplice tocco. Aveva visto troppe navi venire distrutte dopo Endor.
"Ecco qui", disse Vonreg. Aprì un grafico del sistema Nuvar. La traiettoria tracciata portava alla luna del secondo pianeta. "Sembra che i missili provengano da una stazione di difesa in orbita. Una stazione imperiale."
Shen si avvicinò. "Imperiale...?"
"Secondo i registri, sì. A quanto pare l'abbiamo sequestrata alle forze ribelli... o 'Nuova Repubblica', come si fanno chiamare ora, due mesi fa."
"Mmh."
"Vero? Tutto questo non ha senso. Cosa spingerebbe mai la nostra stazione ad attaccare l'Exigent?"
Vonreg volse lo sguardo alle stelle. "Dobbiamo fare qualcosa. Raggiungiamo la stazione e scopriamo cos'è successo. Potrebbe essere stato un sabotaggio da parte dei ribelli, un passeggero clandestino o..."
"Ci sono dei superstiti", disse Shen indicando il relitto e lo sfarfallio dei gusci di salvataggio che si muovevano più avanti.
"E quanto credi sopravviveranno se quella stazione apre di nuovo il fuoco?" domandò Vonreg. "Per non parlare del resto della Squadriglia Titan. Se intervenissero ora, verrebbero sorpresi da un'altra raffica di missili e il numero di vittime supererebbe quello di Var-Shaa." Strinse il pugno. "No. Quei superstiti possono attendere. Dobbiamo prima occuparci della stazione."
"Non spetta a noi."
Vonreg si infuriò. "I miei fratelli sono morti in un raid come questo", urlò. Un solo attacco, e metà della mia famiglia era andata per sempre! Schioccò le dita. "Al diavolo il protocollo della missione. Sono disposta a fare a pezzi quella stazione con le mie mani pur di salvare anche solo un altro pilota!" Vonreg digrignò i denti. "Sei con me o no?"
Shen la guardò. Era abituato alla furia senza freni di Vonreg in battaglia. Ma stavolta era davvero spaventosa. "Okay."
"... Okay?"
"Okay. Ci sto."
Vonreg si ricompose, tenendo la testa ancora alta. "Bene. Mi fa piacere."
Rivolse lo sguardo verso il petto di Shen, dov'era ancora conficcata quella scheggia di duracciaio. "Ma per prima cosa dobbiamo occuparci di quello."
Shen alzò le spalle. "Ci serve un'infermeria. O un meccanico. Può aspettare."
Vonreg scosse il capo, slacciò le cinture e andò verso il compartimento delle truppe del mietitore, per poi tornare con un kit medico. "Per la miseria, almeno prendi degli antibiotici."
Si scambiarono di posto. Shen si iniettò tre dosi di stimolanti che aveva trovato nel kit medico e ripulì la ferita come meglio poteva, mentre Vonreg riportava il mietitore in rotta. Continuava a lanciargli delle occhiate.
"Ti comporti come se non facesse neanche male", disse.
"Non fa male."
"Ma fammi il piacere. Come fa a non farti male?"
"Questione di allenamento." Shen gettò la siringa degli stimolanti e accedé ai comandi del copilota. Riusciva già a sentire i suoi sistemi, umani e non, ritornare in perfetto equilibrio.
Vonreg sbuffò. "È una cosa che abbiamo in comune. Ci rifiutiamo di sentire, combattiamo e basta. Probabilmente è per questo che andiamo d'accordo."
Shen controllò la rotta e la velocità.
Ad un certo punto Vonreg disse: "Mio fratello minore. Hedrian. I siluri dei ribelli non lo hanno ucciso sul colpo. Era riuscito a tornare all'hangar. O meglio, ciò che restava di lui..." Le sue mani esperte si muovevano con precisione sui comandi, ma con la mente ripercorreva quell'orrore. "È stata una morte orribile. Troppe delle persone a bordo dell'Exigent avranno fatto la stessa fine."
Shen si limitò a rispondere: "Ma tu non senti nulla."
Ci fu un lungo il silenzio, prima che Vonreg dicesse qualcosa. "Se sei una persona sensibile... Se lo sei, arriva un momento in cui non ce la fai più. E quando ciò accade, se non vuoi affondare hai bisogno di qualcosa a cui aggrapparti. Qualsiasi cosa. Basta che ti aiuti ad andare avanti. Tutto il resto non importa. Devi sopravvivere."
Vonreg si girò per guardarlo. "Se spifferi a qualcuno quello che ho appena detto..."
"Perché mai dovrei?"
"Bene." "Sistemiamo la faccenda", disse preparandosi.
Shen annuì.
* * *
Erano in avvicinamento alla stazione, una piccola ombra grigia che sovrastava una luna rosa tenue, quando all'improvviso scattò un allarme. Presto si trasformò in un suono acuto che entrambi riconobbero immediatamente.
"Un missile sta agganciando la stazione", disse Shen. Poi eseguì subito una manovra evasiva.
Dopo uno sguardo ai sistemi di armamento, Vonreg aggrottò le sopracciglia. "L'attacco deve aver interrotto la manutenzione. Su questa nave non sono presenti contromisure. Abbiamo solo i cannoni laser."
"Puoi farcela?"
Vonreg guardò i sensori. Shen si limitò ad aspettare, conoscendo il suo occhio da tiratrice scelta. L'allarme scattò di nuovo, Un avvertimento, questa volta. Missile in fase di agganciamento.
"Sì." Vonreg guardò in alto. "Me ne occupo io. Se riesci ad aiutarmi. Fai avvicinare la nave a tutta velocità per disorientare il sistema di puntamento, poi vira a destra."
"Dimmi solo quando."
Shen si mise in rotta verso la stazione e accelerò. I sistemi del casco avevano già individuato il missile che li aveva agganciati, disegnando una tenue linea bianca attraverso le stelle. Vonreg aveva gli occhi puntati sui sensori, tenendo il pollice vicino al grilletto.
Ed eccolo lì il missile. A cinquanta chilometri. Qualunque fosse la testata di cui era dotato, avrebbe senz'altro perforato lo scafo.
Trenta chilometri.
Un TIE sarebbe stato polverizzato in un colpo. Neppure Shen sarebbe sopravvissuto.
Quindici.
"Ora!"
Shen virò bruscamente a destra. Trasporti come quello non erano stati progettati per virare rapidamente come i bombardieri. La superstruttura cigolava ma Shen, che non avrebbe accettato un no come risposta, spinse il mietitore fino al limite. Un secondo dopo, i cannoni laser iniziarono a sparare una fitta raffica di colpi che polverizzarono il missile.
"Stanno provando di nuovo ad agganciarci", disse Vonreg.
Shen calcolò la traiettoria. L'hangar della stazione era un rettangolo bluastro di fronte a loro.
"Shen?"
"Possiamo colpire l'hangar prima che ci aggancino. Potenzia al massimo i motori."
Vonreg trasferì tutta l'energia ai propulsori. Shen portò il mietitore alla velocità massima, poi schiacciò il turbo così forte che la loro schiena affondò nei sedili. Lo scafo sferragliava, mentre la stazione e lo scudo blu magnetico dell'hangar si avvicinavano sempre di più.
Il rumore dell'allarme di agganciamento si fece ancora più acuto.
Shen spense i motori poco prima di sfondare lo scudo. Il mietitore TIE entrò nell'hangar, graffiò il rivestimento del ponte producendo un forte rumore stridente, sparpagliò delle casse accatastate, sbandò di lato e infine si fermò dall'altra parte.
Vonreg tirò un sospiro di sollievo. "Ce l'abbiamo fatta", disse picchiando la mano sul palmo aperto di Shen. "Bell'atterraggio."
"Grazie. E ora?"
Un sorriso crudele si accese sul volto di Vonreg. "Ora scopriamo chi è che ci spara e gli facciamo vedere chi siamo." Andò verso il ripostiglio delle munizioni, prendendo un blaster per lei e uno per Shen. "È una stazione minuscola. Gli ufficiali saranno al massimo una mezza dozzina."
Shen guardò il blaster, poi se lo attaccò alla cintura. "Sono comunque più di noi. Occhi aperti."
Così andarono verso la rampa di carico. L'hangar era pieno di casse sparse ovunque. Il mietitore aveva lasciato un profondo solco nel ponte. Fatta eccezione per il ticchettio dei motori in fase di raffreddamento, non si sentiva volare una mosca.
Non appena raggiunse l'ascensore dell'hangar, Shen schioccò le dita e indicò a Vonreg il pannello d'accesso. Era illuminato. Vonreg diede un'occhiata e con un gesto fece capire a Shen che l'ascensore stava scendendo.
Si posizionarono ai due lati delle porte. Qualche secondo più tardi, l'ascensore si fermò. Le porte si aprirono.
Uscirono due individui con indosso un'uniforme bianca e grigia. Andarono verso il mietitore TIE e si scambiarono un'occhiata. "Perlomeno i sensori funzionavano. Ma cos..."
Vonreg aprì il fuoco con il blaster e colpì quello a sinistra alla gamba. Urlando, cadde a terra tenendosi la gamba con le mani. Mentre l'altro si dimenava cercando di afferrare la pistola, Shen lo colpì con un pugno ben assestato. L'impatto lo scaraventò quasi un metro più in là. Poi, stordito, si accasciò sul ponte.
Vonreg andò verso il suo obiettivo a passo deciso. "Quando attenti alla vita di un Imperiale", gli disse, "ti consiglio di finire il lavoro."
"Aspetta! Aspetta, per favore... Noi..."
Shen raggiunse il secondo individuo afferrandolo per il colletto. Si aspettava di dover affrontare delle truppe agguerrite della Nuova Repubblica. E invece il giovane davanti a lui, un ragazzino dalla pelle olivastra e i capelli scuri tagliati in modo maldestro, sembrava a malapena grande abbastanza per farsi la barba.
Dietro di lui, Vonreg inveiva furiosamente. "Shen..."
"Mmh?"
Gli mostrò il simbolo sulla spalla del ragazzino, che intanto si dimenava a terra. Un simbolo imperiale.
"Sono cadetti." Vonreg pronunciò quella parola con disprezzo. "I nostri cadetti."
Shen inclinò il capo.
"Guardiamarina", disse con un filo di voce quello che Shen teneva fermo. "Guardiamarina Nicobar. E quello è Werrens."
"Non m'interessa." Vonreg si avvicinò a Nicobar con aria di sfida. "Chi comanda qui? Perché avete abbattuto un trasporto alleato?"
"Non lo sappiamo!" esclamò Werrens, tenendosi ancora la gamba tra le mani.
"Non è un buon inizio", lo ammonì Vonreg.
"La torre di controllo..."
Shen riportò Nicobar a terra e lo scaraventò nell'ascensore. "Portaci lì. Ora."
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L'ascensore li portò fino alla torre di controllo, le cui postazioni erano occupate da altri tre cadetti imperiali. Non appena le porte si aprirono, i cadetti guardarono sconvolti i loro due compagni zoppicanti, poi indietreggiarono rapidamente mentre Vonreg camminava con andatura decisa verso il terminale centrale per accedere al computer principale.
"E voi chi s..." iniziò a chiedere una di loro, prima di sgranare gli occhi alla vista del pezzo di duracciaio conficcato nel petto di Shen.
Mentre Vonreg era indaffarata, Shen teneva d'occhio lei e gli altri. Indossavano uniformi stropicciate e avevano il terrore negli occhi. Dei loro superiori neanche l'ombra. Questi cadetti erano un po' più giovani rispetto ai due piloti di TIE che aveva visto sull'Exigent prima dell'attacco: pieni di vita e intenti a spettegolare un attimo prima, e morti quello dopo.
Vonreg colpì il terminale centrale con un pugno, spaventando tutti i cadetti, e poi vi si appoggiò come se portasse un grosso peso sulle spalle. "Incredibile." Si girò verso Shen. Questi idioti sono stati assegnati a una stazione ribelle sequestrata, ma non hanno cancellato i profili precedenti dal sistema di puntamento dei missili. Il sistema è ancora calibrato per attaccare qualsiasi mezzo imperiale a portata."
I cadetti iniziarono a protestare.
"... non avevo idea che il sistema fosse calibrato in quel modo!"
"Il nostro comandante è andato a chiamare i rinforzi!"
"Beh! Hanno detto che sarebbe stata una cosa temporanea..."
"Abbiamo provato a inviare una comunicazione! Non ci ha risposto nessuno. O il sistema era danneggiato..."
"Non è stata colpa nostra!" Werrens avanzò zoppicando. "Ci hanno spediti qui dall'accademia! Ci hanno detto che dopo Endor avevano bisogno di quanti più ufficiali imperiali riuscissero a recuperare! Non avevamo neanche finito gli esami, ma non hanno voluto sentire ragioni. Avevano bisogno di noi..."
Shen e Vonreg si scambiarono un'occhiata. Questo era l'esempio lampante del paradosso implicito della lealtà imperiale dopo Endor: quello secondo il quale l'Impero era infallibile, certo, ma a volte un po' meno di quanto desiderassero.
"Ci dispiace", sussurrò Nicobar.
"Come hai detto?" rispose Vonreg. "Un trasporto è stato distrutto, centinaia di fedelissimi ufficiali hanno perso la vita per un errore che avrebbero dovuto insegnarvi a evitare fin dal primissimo giorno, e ti dispiace? Perché non usi l'uniforme imperiale come carta igienica, già che ci sei?"
"Ma noi..."
"Chiudi quella dannata bocca!" La voce di Vonreg fece tremare l'intera sala. "Sai quante famiglie riceveranno quella chiamata oggi per colpa vostra? Subito dopo Endor, Var-Shaa e..." disse afferrando il blaster. "Dannazione, dovremmo farvi fuori tutti quanti. Risparmieremmo un po' di fatica ai ribelli!"
I cadetti si strinsero impauriti. Shen si mise tra loro e Vonreg. "Vonreg. Respira. Conta fino a tre."
Vonreg gli lanciò un'occhiataccia. O almeno così sembrava. Shen sapeva che, dalla sua prospettiva, il suo volto non era che un casco impolverato riparato un milione di volte. "Non avrai mica intenzione di difendere questi sciagurati?"
"Sono i nostri sciagurati", rispose lui.
"Guarda cos'hanno fatto all'Exigent. E a te!"
"Non hanno ucciso tuo fratello", disse Shen.
Sentì la confusione dei cadetti dietro di lui.
Vonreg rispose: "Credi che sia troppo accecata dalla rabbia per capirlo?"
"Lo sai", disse Shen. "Ma ora devi anche sentirlo."
Serrò i denti con rabbia. "E allora che facciamo? Lasciamo che se la passino liscia?"
"No", disse Shen. "Questo sarà il loro fardello. Per sempre." Si toccò il petto. "Ognuno ha il suo. Anche noi."
Lo sguardo truce di Vonreg si fece meno severo. "Odio quando mi fai ragionare."
Tolse la mano dal blaster. L'intera sala sembrò tirare un sospiro di sollievo non appena andò verso l'ascensore. Shen la seguì.
"Ho rimosso tutti i profili dal sistema di puntamento", disse Vonreg voltandosi. "Cercate di non combinare qualche altra catastrofe mentre troviamo qualcuno con un briciolo di buonsenso che venga qui a prendere il comando."
"Aspettate", disse Nicobar timidamente. "Chi siete? Di quale squadriglia fate parte?"
Shen e Vonreg si fermarono sulla soglia. Per un istante Shen capì come dovevano vederli i cadetti: una furia segnata dalle sue cicatrici da un lato, e un gigante insanguinato e senza volto dall'altro.
"Siamo con la Squadriglia Titan", rispose Vonreg. "Voi non ne sareste all'altezza."
"Ma imparerete", aggiunse Shen mentre le porte si chiudevano.
* * *
Due ore più tardi, lo Star Destroyer Overseer raggiunse il sistema con il resto della Titan. Vonreg si unì alla ricerca dei superstiti dell'Exigent. Dopo aver fatto rapporto, Shen fu obbligato dal caposquadriglia Grey a prendersi un po' di riposo.
Il medico capo della Overseer alzò gli occhi al cielo non appena vide Shen entrare nell'infermeria. "Tu? Un'altra volta?"
"Sì, io. Un'altra volta."
"Stenditi. Accendo i droidi per l'operazione." Il medico guardò la scheggia di duracciaio nel petto di Shen. "I sistemi del torso andavano comunque riconfigurati. Ma anche la rimozione della corazza ti farà sentire dolore. Prova a respirare.
Shen annuì. "La vecchia sequenza..."
"Beh, se continuiamo a subire così tante perdite diventerà la norma." Il medico iniziò a prepararsi indossando l'uniforme e allungò il braccio verso lo spray al bacta. "A differenza tua, le nostre risorse mediche non reggerebbero il colpo. Non m'importa quello che dice la propaganda. Perciò, ecco. Fa' attenzione."
Shen ascoltava, seduto sul bordo del lettino. Non si trattava solo delle navi, allora. I cadetti inesperti della stazione, e tutti gli altri cadetti sparsi per la galassia, venivano chiamati a difendere un Impero le cui risorse iniziavano a scarseggiare sempre di più.
"Risparmia le scorte", disse. "Rattoppami e basta. Niente riconfigurazione."
Il medico sorrise amaramente. "Per tua fortuna, i nuovi ordini dicono che ci servono tutti i piloti che abbiamo. Sono obbligato a rimetterti in sesto. Ora stenditi."
Shen obbedì.
Respirare per sopravvivere. Per poter sentire quanto basta per restare in vita.
L'Impero sta imparando la lezione che tu hai già imparato. Il fuoco della rabbia, dei sensi di colpa e del dolore è destinato a spegnersi. E quando lo fa, è lì che vedi in che modo quelle fiamme ti hanno cambiato. Solo una volta passato il peggio capisci chi sei... e se dentro di te hai ancora la forza per andare avanti.
E se non ce l'hai, puoi scoprire cosa ti aiuterà a ricostruirti.
I droidi si avvicinarono. Shen chiuse gli occhi e fece un respiro profondo.
FINE